La Depressione è un disturbo molto ben conosciuto e diffuso, ne soffre il 10 - 15% della popolazione, con una maggiore incidenza sulle donne e con un periodo di insorgenza collocato mediamente tra i 25 e i 44 anni.
Il Disturbo Depressivo viene inoltre associato ad una elevata mortalità; circa il 15% degli individui con un Disturbo Depressivo grave, muore a seguito di un tentativo di suicidio. Nonostante ciò, la maggior parte dei soggetti depressi non raggiunge un livello di gravità particolarmente elevato o ad ideazioni suicidarie, ma presenta sintomi difficilmente riconducibili ad una conclamata depressione. Ampiamente riconosciuta, è anche una forte interrelazione reciproca tra malattia organica e umore depresso, in grado di alimentare un brutto e persistente circolo vizioso, difficile da interrompere.
E’ importante perciò definire una prima, ma importante, distinzione nella descrizione della Depressione. Ognuno di noi ha provato l’esperienza di una giornata difficile, giù di tono, in cui si sente triste e più irritabile del solito, con facilità ci siamo sentiti “depressi”. Molto probabilmente non si tratta di un Disturbo Depressivo, ma di un calo d’umore transitorio e destinato rientrare in breve tempo. La Depressione Clinica, invece, presenta molte importanti differenze con la condizione appena descritta, in quanto caratterizzata da numerosi altri sintomi, che si protraggono a lungo nel tempo. Chi ne soffre, infatti, tende ad avere un umore depresso per tutta la giornata e per molti giorni consecutivi, con un marcato disinteresse e una significativa perdita di piacere per quelle attività che prima coinvolgevano e appagavano. Cresce anche un pervasivo senso di sprofondamento e/o irritabilità e stanchezza, con la presenza di pensieri negativi, perdita della speranza e la vita viene percepita come faticosa, dolorosa e priva di senso.
Approfondendo le possibili cause scatenanti della depressione troviamo fattori di tipo psicosociale, di tipo genetico e biologico. Molti studi suggeriscono che eventi psicosociali (eventi stressanti o traumatici) possono giocare un ruolo significativo nello scatenarsi dei primi “episodi” di depressione. Gli episodi del Disturbo Depressivo spesso seguono un grave evento psicosociale stressante, come il lutto o la malattia di una persona cara, una separazione, il divorzio, il cambiamento di ambiente di vita (cambio di casa o città), una difficile condizione relazionale (sentimentale o di amicizia), gravi conflitti familiari o alterazioni significative delle condizioni lavorative.
Approfondendo, invece i fattori genetici e biologici, molti studi supportano l’ipotesi dell’ereditabilità della depressione, in quanto è stato comprovato che i figli di genitori depressi presentano un rischio più elevato di sviluppare una sintomatologia depressiva. Inoltre, tra le probabili cause della depressione, si annoverano anche modificazioni a livello biologico, nella regolazione di alcune sostanze, come i neurotrasmettitori e alcune tipologie di ormoni. In molti casi, tali dati hanno incoraggiato un largo impiego di farmaci antidepressivi, ormai divenuti tra i farmaci i più impiegati in medicina, sebbene in grado di far ottenere risultati non definitivi e transitori, se non affiancati da altri specifici strumenti di trattamento, come la Psicoterapia, in grado di supportare la persona verso l’acquisizione di strategie funzionali alla gestione degli episodi depressivi più acuti ed alla prevenzione delle ricadute. E’, infatti, altamente probabile che il soggetto si trovi di fronte a recidive ricorrenti durante il difficile percorso di risoluzione dell’episodio depressivo.
Occorre tenere attentamente presente che l’episodio depressivo non è necessariamente sinonimo di diagnosi di Depressione Maggiore, in quanto molti soggetti possono presentare ricorrenti oscillazioni del tono dell’umore, più o meno marcate, fino ad arrivare al vero e proprio Disturbo Bipolare, in cui la flessione depressiva rappresenta solo uno dei sintomi (polarità), contrapposta ad una crescita rapida e spesso incontrollata del tono dell’umore che tende a franchi episodi maniacali e ipomaniacali, dove il soggetto sperimenta una condizione (percepita spesso come più piacevole) di iperattività e caoticità, dominata da un senso di sé ipertrofico, eccessivo ottimismo e con una notevole accelerazione del pensiero, tale da condurre all’inconcludenza e/o a comportamenti eccessivi ed impulsivi.
In altri casi, la sintomatologia depressiva può anche derivare da eventi significativi nella vita di una persona, come il parto o la gestione del bambino nei primi mesi di vita, come riscontrato nella Depressione post-partum, dove la sintomatologia è spesso “mascherata” al punto da essere erroneamente e superficialmente attribuita a fattori come l’estrema stanchezza, lo stress o l’imponente impegno profuso nella cura quotidiana del bambino.
Inoltre, è piuttosto frequente che la persona depressa riesca efficacemente a riconoscere il proprio stato interno, per quanto tenda a vedere “tutto nero”, a sentirsi irritabile, intollerante, pessimista, nervoso, distante, attribuendo il proprio stato a fattori esterni che potrebbero/dovrebbero essere modificati (come lavoro, coppia, denaro, figli, etc).
Sintomi della Depressione:
Frequentemente la persona che soffre di depressione mostra un umore depresso, una marcata tristezza che perdura quotidianamente, impedendogli di godere dello stesso piacere associato alle attività che precedentemente svolgeva in modo coinvolto ed appagante. Le persone che soffrono di depressione, si sentono sempre giù di umore, i loro pensieri (su di se, sugli altri e sul mondo) sono sempre negativi e svalutanti, come se lo stesso atto di vivere fosse doloroso e desolante (“dolore di vivere”).
Oltre a questi sintomi primari, è comunemente presente una sintomatologia concomitante, quale:
- appetito significativamente aumentato o diminuito;
- alterazione del ritmo e della durata del sonno (aumento o una diminuzione del sonno);
- marcato rallentamento motorio o una marcata agitazione;
- rilevante affaticabilità;
- ridotta capacità di mantenere una adeguata concentrazione;
- forte tendenza ad attribuirsi la colpa o la responsabilità, auto-svalutazione;
- tendenza a pensare al suicidio e alla morte come soluzione della sofferenza.
I sintomi depressivi possono manifestarsi come fasi acute ed improvvise, che spesso tendono a scemare da sole o a seguito di un adeguato trattamento farmacologico o psicoterapico), o in forma più leggera, con fasi alternate a sporadici ed improvvisi momenti di peggioramento, definiti come Distimia.
Inoltre, un’altra forma di sintomatologia depressiva è riscontrabile, in particolare, in seguito a eventi significativi di vita, come la nascita di un figlio, definita Depressione Post-Partum.
Le ulteriori categorizzazioni dei Disturbi dell’Umore sono quindi:
- Disturbo Bipolare (per saperne di più);
- Ciclotimia (per saperne di più);
- Distimia (per saperne di più);
- Depressione Post-Partum (per saperne di più).
Curare la Depressione:
Come appena detto, la Terapia Cognitivo Comportamentale si è dimostrata uno strumento molto efficace per la cura della Depressione, in quanto orientata al ridimensionamento dei pensieri negativi ed auto-accusatori che mantengono e sostengono il disturbo stesso, al fine di far abbandonare al soggetto la visione pessimistica, ipercritica e svalutante su di sé e sul mondo, sviluppando un pensiero più razionale ed equilibrato.
Inoltre, per ottenere risultati progressivi e duraturi, è fondamentale aiutare la persona costruire e sviluppare diverse abilità utili ad affrontare le difficoltà quotidiane (la cui riduzione è probabilmente essa stessa causa di Depressione), come il problem solving giornaliero e un diverso approccio comunicativo con se stesso e con gli altri.
La cura della Depressione, quindi, è orientata principalmente al recupero graduale di tutte le attività che erano state abbandonate dalla persona, incentivando primariamente quelle che rappresentano fonte di piacere e soddisfazione, aiutando nello sviluppo di comportamenti più funzionali alla risoluzione dei propri problemi.
La Terapia Cognitivo Comportamentale, diversamente da altri tipologie di approccio, è centrata sul presente, sui sintomi della Depressione, insegnando alla persona ad attribuire un peso minore (ovvero un diverso significato) al proprio vissuto emotivo, quanto accaduto nell’infanzia o a quanto gli eventi passati possano incidere sul presente.
Va inoltre tenuto conto che anche il ruolo a cui è chiamato chiunque si prenda cura di una persona depressa (familiari, partner, figli, amici, etc), è spesso difficile da gestire, nonostante i ricorrenti e continui tentativi di sprono, frequentemente è caratterizzato da delusione e senso di impotenza di fronte alla presunta “inaiutabilità” di chi soffre di depressione.
Probabilmente, l’atteggiamento migliore da tenere è quello di supportare gradualmente il soggetto nel lento processo di riappropriazione delle proprie attività quotidiane (spesso trascurate o abbandonate nei momenti più bui di Depressione), rinforzandolo ad assumere la corretta terapia farmacologica ed a sostenere con continuità il percorso di Psicoterapia finalizzata alla duratura modificazione dell’atteggiamento svalutante e pessimista.
Nella cura Farmacologica della Depressione vengono impiegate numerose classi di farmaci antidepressivi: triciclici e tetraciclici (es. desipramina, nortriptilina, maprotilina, clorimipramina, imipramina, amitriptilina, nortriptilina); agonisti multisistemici Noradrenalina-Serotonina (es. venlafaxina, trazodone); benzamidi sostituite (es. amisulpiride); agonisti del sistema noradrenergico (es mianserina, mirtazapina, reboxetina); inibitori del reuptake della serotonina – SSRI – (es. fluoxetina, fluvoxamina, paroxetina, sertralina, citalopram, escitalopram, buspirone); donatori di gruppi metilici (S-adenosil-L-metionina). Tutte le classi si sono mostrate efficaci nel trattamento. Nelle forme resistenti possono essere utilizzate associazioni con stabilizzanti dell’umore (es. litio, valproato, carbamazepina, oxcarbamazepina, gabapentin) e in alcuni casi con ormoni tiroidei. Da pochi anni è stratta introdotta sul mercato una nuova molecola, l’agomelatina (Tymanax, Valdoxan), che interviene sulla melatonina e che sembra avere una discreta efficacia sui sintomi depressivi, con minori effetti collaterali degli altri farmaci sopra citati.
Dr. Roberto Bovani